Alta tensione alla Pernigotti di Novi Ligure: la proprietà turca vuole chiudere e trasferire
A Novi Ligure la storica fabbrica Pernigotti chiude e la produzione sarà trasferita. Lo ha fatto sapere da alcune settimane la proprietà turca. La notizia arriva dai sindacati e dal ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico. La notizia scuote il piccolo centro piemontese di Novi Ligure, dove la Pernigotti è nata e cresciuta. Non c’era motivo di pensare a una chiusura e trasferimento, dicono i dipendenti che hanno sempre visto lo stipendio versato regolarmente. La storica fabbrica non è infatti in crisi, ma i turchi vogliono trasferirei la produzione per risparmiare.
Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, fa subito sapere che incontrerà i vertici turchi per mediare un accordo che non porti via la Pernigotti da Novi Ligure, dove è nata. Inoltre, il ministro fa sapere che lavorerà a una proposta di legge per impedire che i marchi storici nati in Italia vengano sradicati e trasferiti fuori dal Paese, soprattutto se la proprietà non è in crisi. Questa novità arriva seconda all’altra proposta di legge che vuole impedire alle aziende che hanno ricevuto aiuti statali di trasferirsi all’esterno, della quale però non si è saputo più nulla. Entro la fine dell’anno, dice il leader 5Stelle, si farà una legge che vincola i marchi al loro territorio.
Intanto gli oltre 200 operai che lavorano alla Pernigotti hanno occupato lo stabilimento dove avviene la produzione dei prodotti dolciari. Il presidio fa sapere che la loro intenzione ora è quella di rilevare il marchio Pernigotti dalla proprietà turca al fine di mantenere assieme la produzione con il marchio, nato proprio qui a Novi Ligure e fortemente legato ai cittadini. La scelta di delocalizzare, continuano dal presidio dei lavoratori, è una vera e propria truffa non solo per i dipendenti ma, soprattutto per i consumatori che pensano di comprare cioccolatini Pernigotti prodotti in Italia, invece sono fatti in Turchia.
La tensione in questi giorni è ancora alta: la direzione turca intima di cessare l’occupazione perché questo tipo di comportamento frena l’arrivo di potenziali acquirenti. Sullo stabilimento pendono oltre 100 licenziamenti, cioè la metà del personale.
Il comportamento dei dipendenti, secondo i turchi, compromette la produttività aziendale e impedisce l’acceso al sito da parte di terzi che hanno manifestato interesse nell’acquistare lo stabilimento e / o i macchinari. La proprietà turca accusa pesantemente gli occupanti di creare un danno economico a tutte le categorie: consumatori, fornitori, potenziali acquirenti nonché dipendenti stessi.
Intanto, i lavoratori hanno incontrato il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino che ha garantito il pieno appoggio. Infatti, anche il consiglio regionale ritiene scellerata la decisione dei turchi. Si vuole puntare a trasformare la cassa integrazione per cessata attività in cassa integrazione per la ristrutturazione. Saranno vagliate e sostenute dalla regione Piemonte tutte le possibili soluzioni per la produzione e l’occupazione sul territorio. In merito all’arrivo di terzi interessati, come dice l’azienda turca, Chiamparino comunica di non saperne nulla e di sicuro ci sarebbero ben altre aziende dolciarie piemontesi che potrebbero esser interesse alla Pernigotti, anche se in questi giorni si prospetta l’ipotesi che i lavoratori acquistino il marchio e lo stabilimento.