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Temperature bollenti anche ad alta quota; l’afa si dovrebbe attenuare questa settimana

L’emergenza caldi dei giorni scorsi ha fatto registrare temperature record anche ad alta quota, boom di ricoveri in ospedale e anche black out, ma per fortuna l’afa torrida è destinata a diminuire un po’.

Un caldo torrido in città

A causa della grande richiesta di energia elettrica per azionare condizionatori e ventilatori, è saltata la corrente in diverse zone della città di Torino. Critica anche la situazione in ospedale con un boom di ricoveriper colpa di malori dovuti ai 42° C che sono stati raggiunti già nelle prime ore della mattina.

Il caldo record ha mandato in tilt anche il sistema dei trasporticon pendolai costretti ad aspettare sotto il sole cocente l’arrivo di un mezzo. L’interruzione di corrente ha fatto saltare parecchie corse, infatti.

In vetta la temperatura non scende sotto allo zero

La bollente estate manifesta i suoi effetti anche sulla cima del Monte Rosa, dove da diversi giorni la colonnina del termometro non scende sotto gli zero gradi. Al rifugio più alto d’Europa, Punta Gnifetti nel gruppo del Monte Rosa a 4554 m slv, alle otto di sera la temperatura era ancora di 10 gradi. Più precisamente, il termometro segnava +9.7 °C, un sogno per chi è costretto in città e boccheggia per colpa dei 40° C, ma un record negativo per il delicato ecosistema alpino.

Una volta i ghiacci qui erano perenni, ma con l’aumento della temperatura, le nevi hanno iniziato a ritirarsi sempre di più, mostrando la fragilità delle vette più alte d’Europa. Il peggiore degli incubi ad alta quota: il caldo torrido è arrivato anche sule vette più alte delle Alpi. Durante la bollente settimana appena trascorsa, i termometri sono sempre rimasti sopra lo zero termico, con temperature minime di appena -0.5 °C, troppo poco per garantire l’innevamento perenni delle cime, destinate a modificare per sempre il loro aspetto.

La stazione metereologica, arrivata nel 2002, no aveva mai registrato temperature così alte, non solo in questo periodo, ma nell’intera estate. Rispetto alla media dello stesso periodo, sia le minime che le massime, hanno subito un aumento di circa 10° C. La situazione registrata sul Monte Rosa non è un caso isolato; anche sul Col Major, che si trova a 4750 metri poco al di sotto della cima del Monte Bianco, i termometri ieri hanno registrato temperature record: +9.3 °C.

Le previsioni per questa settimana

L’ondata di caldo torrido con temperature bollenti dovrebbe, per fortuna, attenuarsi già a partire da oggi. Per questa settimana si prevedono temperatura alte, ma non fino a 40° C. Oggi sono previsti addensamenti nuvolosi che si intensificheranno nella giornata di domani, martedì, con anche rovesci a carattere temporalesco. Per mercoledì, ancora temporali e piovaschi soprattutto nel pomeriggio.

L’inteso caldo che si registra nelle ore mattutine, fa salire nell’atmosfera vapore acqueo che poi si addensa creando annuvolamenti e fenomeni temporaleschi che rinfrescheranno la nottata pure nella giornata di giovedì. Le minime e le massime avranno entrambe valori in riduzionerispetto a settimana scorsa, ma resteranno comunque alte.

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Ancora si dibatte sulla ZTL di Torino: le dichiarazioni di Cirio, neo presidente della regione

La nuova Zona Traffico Limitato nel centro di Torino non trova contrari molti commercianti del centro preoccupati per la perdita di clienti, ma anche il neo presidente della regione Alberto Cirio, centro destra.

Il presidente lancia un appello alla sindaca Appendino, alla quale chiede un immediato confronto per discutere insieme della qualità dell’aria in città. Allo stato attuale, la nuova Ztl è semplicemente un divieto di accesso.

Nulla di nuovo: già in campagna elettorale Cirio si era dichiarato contrario al progetto Torino centro aperto ed ora è pronto a contrastare il progetto con una squadra di assessori.

La replica dalla sindaca Appendino

Puntualissima, la sindaca Appendino replica che il presidente della Regione non può bloccare il progetto della Ztl che è già iniziato.  A ogni livello di governo, le sue responsabilità: della città di Torino, se ne occupa l’amministrazione di Torino. Il progetto non si ferma, dice la sindaca, che sta definendo gli incontri con tutti i portatori di interessi, compresi i commercianti del centro città. L’obiettivo resta quello di aprire la Ztl dal primo gennaio 2020.

Le ragioni del presidente Cirio

Al presidente Cirio la nuova Ztl città aperta non convince soprattutto per la mancanza di alternative. Non ci sono infatti linee delle metro che passano per la Ztl, rendendo difficile l’accesso. Le Ztl non hanno migliorato la qualità dell’aria in città e quindi anche quella nuova non può esser proposta come la soluzione definitiva all’aria pesante che si respira. L’unico è effetto è stato complicare la vita delle famiglie e dei commercianti. La Ztl a tempo è inefficace; tutti aspettano che si possa entrare gratis e la situazione è identica a prima.

L’incontro con gli assessori

Cirio ha chiamato gli assessori che hanno competenza in materia per vedere il da farsi. La squadra include Poggio per il commercio, Gabusi per i trasporti, Marnati per l’ambiente e poi Ricca, che è il nostro assessore di Torino e anche consigliere comunale della città. Dopo avere concluso la riunione e aver individuato lo spazio di manovra, è il momento di fissare l’incontro con la sindaca.

Intanto, il leghista Ricca incalza e inizia già la campagna elettorale: se la Lega vince nel 2021, la Ztl verrà tolta.

Che cosa farà la Regione

In concreto, la regione non può bloccare le Ztl di Torino. Per ora, la sindaca si aggrappa a un piano approvato ancora dalla giunta Chiamparino che promuovere le Ztl se aiutano a ridurre l’inquinamento. Quello che la giunta regionale può fare è cambiare il piano e quindi l’alibi della sindaca cade. Serve buon senso e un percorso condiviso perché il centro destra non è poco attento all’ambiente, ma rispettoso degli interessi di tutti.

Il problema dell’inquinamento dell’aria a Torino non proviene solo e unicamente dal traffico, ma anche dal riscaldamento della case, la scarsa coibentazione e la climatizzazione inefficiente. La regione metterà a disposizione fondi per chi sostituisce la caldaia e migliora la classe energetica dell’edifico per contrastare il problema dell’inquinamento.

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Proteste dei commercianti per la ZTL a Torino: cartelli rimossi dai vigili

La nuova ZTL della città di Torino “Centro aperto” è accompagnata da non poche polemiche, iniziando dai commercianti che in segno di protesta hanno appeso dei cartelli, prontamente rimossi dai vigili urbani per colpa del mancato rispetto del regolamento sulle affissioni.

I commercianti contro la Ztl allungata

Ascom e Confesercenti aveva organizzato una protesta davanti al Comune per la Ztl voluta dalla giunta Appendino. Il progetto di revisione non piace alla maggior parte dei commercianti, in totale un centinaio di persone che si è fatta sentire sotto le finestre dell’ufficio della sindaca.

La sindaca Appendino non è stata a guardare: ha deciso di affrontare i manifestanti e spiegare le ragioni della giunta. “Abbiamo una responsabilità nei confronti delle future generazioni e il nostro obiettivo è il rispetto dell’ambiente, la diminuzione della automobili private e la mobilità sostenibile. Il progetto non si discute, ma la modalità per realizzarlo sì; la porta è sempre aperta per parlare e discutere insieme”. Così ha riposto la sindaca che trova diversi oppositori a questo innovativo progetto di mobilità alternativa.

I contestatori non hanno chiesto le dimissioni della sindaca, ma qualche insulto è volato. Nonostante ciò, la sindaca si è mostrata sicura e aperta al dialogo.

Le vetrine contro la Ztl

La nuova Ztl che la giunta ha ribattezzato “Centro aperto” non piace agli esercenti e ai commercianti. La loro contestazione riguarda il fatto che la Ztl sarebbe prolungata e a pagamento. In segno di protesta e per contestare la decisione della giunta, sono apparsi nelle vetrine dei manifesti contro l’amministrazione comunale. Per contestare la rivoluzione del traffico di Torino, il manifesto dei commercianti del centro di Torino recita: “State spegnendo la città: ora basta. No alla tassa per entrare in centro”.

Questo capitolo si aggiunge alle diatribe per rivoluzionare il centro di Torino che porterebbe, secondo di commercianti, minori entrate nei loro negozi. Rendendo sconveniente per le automobili arrivare in centro, significa destinare i commercianti a grosse perdite economiche.

I mille volantini nelle vetrine sono però stati prontamente rimossi dai vigili urbani. In un’interrogazione, il leghista Fabrizio Ricca chiede spiegazioni. “La polizia municipale è così solerte solo quando si tratta di rimuovere le locandine contro la Ztl voluta dall’amministrazione?”

Arriva immediata la replica del comando dei vigili urbani. Il motivo per cui i manifesti sono stati rimossi è il mancato rispetto del regolamento sulle affissioni. Infatti, ogni volantino esposto in vetrina deve esser timbrato dall’apposito ufficio previo pagamento della tassa per le affissioni, a prescindere di che cosa si tratti.

Nessuna sanzione e nessun verbale è stato disposto, ma c’è solo stato un incontro con le associazioni di categoria del commercio per informare sulle corrette modalità di affissione di locandine senza contenuto commerciale negli esercizi pubblici come negozi, bar, locali, botteghe, etc.

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ZTL Torino: il progetto di mobilità del futuro della giunta 5Stelle

Il futuro di Torino è senza auto. Questo è l’obiettivo delle giunta penta stellata che vuole realizzare una nuova ZTL con interventi soprattutto in via via Matteotti e via Nizza, nonostante le poteste dei commercianti e anche i vertici della regione.

L’assessora alla Viabilità di Torino Maria Lapietra non lascia spazio a dubbi: il futuro non è dell’auto privata e gli automobilisti dovranno rassegnarsi. Gli obbiettivi di mobilità del futuro si ottengono con una maggiore fluidità del traffico cittadino dei mezzi provati. Importanti investimenti sui mezzi pubblici devono renderli più appetibili e convenienti dell’automobile privata. Altro sistema per una mobilità più sostenibile è l’automobile condivisa, per esempio.

Il cantiere di via Nizza

I cantieri avviati in via Matteotti e via Nizza hanno scopo di rendere le strade più sicure per i pedoni. Rimanda la mittente le accuse indicano la ciclabile in via Nizza come la fonte di rallentamenti e code. Gli interventi puntavano a rendere questa arteria più sicura senza rischi per i pedoni e per i ciclisti. I passaggi pedonali e i restringimenti sono pensati per far rallentare le automobile che una volta, addirittura, superavano in modo pericolosissimo.

Lo stesso discorso vale per via Matteotti che ora è più sicura per tutti gli utenti della strada. È sbagliato pensare che una strada serva unicamente agli automobilisti quando ci sono anche pedoni e ciclisti. La viabilità è cambiata e cambierà ancora, soprattutto grazie a una maggiore sensibilità dei cittadini verso questa tematica. Se si creano le giuste condizioni, i torinesi sono ben disposti a muoversi a piedi o in biciletta, migliorando la qualità dell’aria, evitando di restare imbottigliati nel traffico e dover cercare, e poi pagare, il parcheggio.

La mobilità del futuro

Nel prossimo decennio, sarà sempre più chiaro: meno automobili di proprietà e più sistemi alternativi come bicilette e monopattini, come quelli visti a Roma e in altre grandi città. Il ruolo dei mezzi pubblici è evidente: più competitivi e pratici per gli utenti. Per questo motivo con la nuova rete Gtt è stato deciso di dare priorità semaforica ai tram.

Purtroppo, gli enti locali hanno risorse imitate per realizzare nuove infrastrutture viarie per la città e il governo, qualunque colore sia, ha puntato al trasporto rapido di massa. A Torino sono stati trovati i fondi per far proseguire i lavori da corso Grosseto fino alla bretella per l’aeroporto, ma non sempre si riesce. Intanto, al nuove rete di trasporto pubblico è stata rivoluzionata e con la sua entrata in vigore cambierà il modo di prendere il tram e la speranza è che i cittadini siano più incentivati.

Le polemiche all’orizzonte

La nuova ZTl della città di Torino però è accompagnata da una serie di polemiche che arrivano dal presidente dell’Aci Re che accusa alla giunta di non preoccuparsi degli automobilisti, dai commercianti delle vie interessate che appendono cartelli con la scritta “No ZTL” e anche dal neo presidente della regione Piemonte Alberto Cirio.

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Torino Pride: in migliaia sfilano con la sindaca e Luxuria

Sabato 15 giugno era la giornata internazionale del Gay Pride, l’orgoglio Gay, e la maggiori città al mondo hanno visto sfilare per le strade una coloratissima fiumana di gente, non solo omosessuale. Anche Torino ha avuto la sua manifestazione che ha coinvolto moltissime personalità di spicco, anche se su quella dell’anno prossimo si allungano non poche ombre.

Migliaia di persone hanno riempito le strade di Torino con i colori dell’arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ. Partito alle 17 da piazza Statuto, il corteo si è snocciolato nelle strade della capitale sabauda dietro allo striscione Over the borders, cioè oltre i confini.

Una manifestazione trasversale che ha visto partecipare non solo associazioni di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e queer, ma anche genitori e famiglie cosiddette arcobaleno, che a Torino hanno trovato risposta positiva nel sindaco Appendino. Studenti con striscioni contro le discriminazioni e dragqueen si mescolano in una fiumana davvero impressionante. Mentre la testa del corteo attraversava Porta Susa, la coda era ancora a Rondò della Forca, giusto epr capire l’entità della manifestazione.

In testa al corteo: la sindaca e Luxuria

In testa al corteo, c’erano la sindaca Appendino e l’ex parlamentare Vladimir Luxuria. La sindaca ha dichiarato che la città di Torino è presente e sensibile ai temi dei diritti, soprattutto quando si tratta di bambini: guai a fare un passo indietro! La città ha fatto enormi, soprattutto nel riconoscimento delle famiglie cosiddette arcobaleno. L’auspicio è che con il cambio ai vertici della Regione non si torni indietro. Torino non ha mai saltato un Pride e soprattutto quest’anno era importante esserci.

“Dire che questa è una carnevalata è offensivo per migliaia di persone” queste le parole di Vladimir Luxuria che ha partecipato al Torino Pride in veste di neodirettrice del Lovers Film Festival. Luxuria continua affermando l’importanza di manifestazioni di questo tipo che sono nate oltre 50 anni fa. La lotta per il riconoscimento dei pari diritti per persone della comunità LGBTQ va avanti, a prescindere delle ipocrisie delle persone in giacca e cravatta.

Tra i tantissimi volti noti e istituzionali che hanno partecipato, c’era anche il sindacato di polizia Silp, che ha sfilato con il segmento della CGIL. Il rettore dell’Università Stefano Geuna e il rettore del Politecnico Guido Saracco erano in testa al corteo con la sindaca a Luxuria.

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Diritti a rischio: in bilico il patrocinio della regione per Torino Pride 2020

Il patrocinio della regione Piemonte alla manifestazione Torino Pride per l’orgoglio LGBTQ è sempre più a rischio. Per sabato prossimo tutto ok, ma per il 2020 ci sarebbero già dei ripensamenti.

Cosa è successo in consiglio regionale

Il capo gruppo della Lega Fabrizio Ricca nella sala del consiglio regionale lo dice chiaro e tondo: “Fosse stato per me, non avrei dato il patrocinio”. Durante l’audizione per il coordinamento, il capogruppo della Lega sembra già mettersi in pole position per la prossima legislatura di centro destra che parte ufficialmente lunedì dove avrà un ruolo maggiore in regione.

A scatenare le reazioni è stato un documento politico sottoscritto  da M5S e PD, il quale recita “l’attuale governo è dichiaratamente fascista e contro le libertà individuali della persona, favorendo discriminazioni delle categorie più deboli come migranti e LGBTQ”. Ricca non ci sta e tuona che si può esser di destra senza però esser fascisti!

Cosa succederà

La città di Torino, a guida 5Stelle, conferma il suo sostegno al Torino Pride di quest’anno e anche quelli futuri. A confermarlo è l’assessore alle Famiglie Marco Giusta, firmatario del documento presentato nella Sala Rossa, che garantisce il patrocinino nonché il finanziamento dell’evento.

Quello che cambia però è l’assetto in Regione, che si appresta a essere governata dal centro destra con Alberto Cirio. Il neo eletto presidente non ha ancora risposto a Torino Pride che  settimane fa ha inviato una missiva per chiedere conferme e rassicurazioni sul patrocinio. Nonostante la mancata risposta, basta la bordata di Ricca per capire dove andrà a parare la giunta.

Il sostegno alla manifestazione di quest’anno non è a rischio: il presidente della regione uscente Sergio Chiamparino e l’assessora Monica Cerutti avevano messo le mani avanti e avevano già pensato alla possibilità di un cambio di rotta. Tutto resta però da definire per il 2020 e le premesse, per ora non sono di certo incoraggianti. Purtroppo, i diritti civili di tutti i cittadini, gay o meno, sono a rischio ora.

I volantini anti Pride di Forza Nuova

Intanto, a fomentare la polemica, ci si mettono anche dei volantini del partito di estrema destra Forza Nuova. Affissi in diversi circoli PD della città di Torino, i volantini portano dei testi davvero lesivi dei diritti LGBTQ: se odi l’Italia, allora partecipa a Torino Pride, vuoi vedere il suo popolo morire definitivamente?

La manifestazione del Gay Pride viene definita come una mafia del PD. Tutti coloro che sostengono questa buffonata (partiti politici, collettivi studenteschi, sindacati, etc.) sarebbero succubi di logiche malate che abbattono i diritti sociali del popolo.

Forza Nuova continua e scrive che l’iniziativa ha ricordato ai nemici dell’Italia che il popolo no starà più a guardare mentre i diritti sociali vengono scambiati con i diritti civili, calpestando il futuro del Paese.

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L’insediamento del neo governatore del Piemonte Alberto Cirio e l’addio di Chiamparino

È il giorno dell’insediamento del nuovo presidente della regione Piemonte Cirio. Durante il passaggio di consegne, il governatore uscente Sergio Chiamparino dice: “In bocca al lupo e buon lavoro per il Piemonte”. Questo il benvenuto al Palazzo della Regione in piazza Castello a Torino per il neo prescindete della giunta regionale Alberto Cirio. Il giorno del suo insediamento è segnato da una buon augurante stretta di mano e un abbraccio con il governatore uscente.

Chiamparino: il governatore uscente lascia la politica

Inizia così l’undicesima legislatura della regione Piemonte, stavolta targata centro destra. Il protocollo non prevede una particolare iter, ma i due avevano concordato un saluto. È stato Cirio a chiedere all’ex presidente Pd un incontro per scambiarsi consigli e buone prassi per il lavoro in regione, visto soprattutto che dopo la sconfitta Chiamparino ha dichiarato di voler rinunciare al seggio in regione e lasciare definitivamente la politica.

Per Chiamparino, l’incontro organizzato da Cirio è esempio di civiltà politica, cosa che di questi tempi non si vede spesso. Consegno una regione con i conti in ordine: bilancio e sanità sono apposto, come verrà confermato nei prossimi giorni dalla relazione annuale della Corte dei Conti, specifica l’ex governatore. L’auspico di chi lascia è poter collaborare su tanti temi, sempre disponibile a collaborare sia dentro che fuori il consiglio regionale. La volontà di lasciare è anche un modo per lasciare spazio a nuove energie per la coalizione di centro sinistra.

Cirio: il primo giorno

Cirio commenta il passaggio di consegne con la stretta di mano un’importante segno che sancisce il passaggio di consegne. Con oggi inizia un nuovo capitolo all’insegna della continuità e del cambiamento, continua Cirio, il quale dice che manterrà quello che di buono è stato fatto. Un commento inaspettato visto che i due governatori sono di schieramenti opposti.

Nel suo primo giorno da governatore, Cirio ha già una bella sfida che lo attende: sciogliere i nodi della giunta. Sono previsti una serie di incontri con i vertici dei diversi partiti della coalizione vincente. Entro la settimana, promette Cirio, chiuderemo e la nuova giunta verrà convocata lunedì. Appuntamento con il nuovo assetto dell’emiciclo regionale è per lunedì 17 giugno, allora.

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Ritrovato un secondo corpo nel Po: è anche lui delle Bahamas… il mistero si infittisce!

Un doppio mistero avvolge la morte di un giovane collaboratore del ministero delle Bahamas e di uno studente, sempre dell’isola caraibica. A meno di 24 ore dal ritrovamento del primo cadavere, ne affiora un altro. La zona è ora isolata per eseguire tutti gli accertamenti dovuti.

Il primo è Alrae Keiorn Ramsey di 29 anni, il cui corpo è stato ripescato nel fiume Po all’altezza del Ponte Isabella. A poche ore di distanza, appena ieri mattina, è stato ritrovato il secondo corpo: Blair Rashad Randy John, sempre nel fiume all’altezza di Lungopo Antonelli. Lo studente era iscritto all’Augustines College di New Providence e risedeva in Canada anche se era originario delle Bahamas.

I due giovani delle Bahamas deceduti

Il primo ritrovamento è stato il corpo di Ramsey, che studiava in Austria alla scuola per diventare un diplomatico. Si trovava in Italia con il permesso di soggiorno austriaco per motivi diplomatici. Il secondo corpo è di Blair, cittadino canadese, ma originario delle Bahamas. Attualmente stava a Londra per motivi di studio. Il consolato delle Bahamas sta, ovviamente, seguendo la vicenda e un delegato è già arrivato in città.

Il ritrovamento nel Po

La salma di Ramsey è stata avvistata nel primo pomeriggio di martedì, il quale ha avvisato i vigili del fuoco. L’unità di sommozzatori ha recuperato il corpo notando subito una ferita sulla testa. Da una prima e sommaria analisi si potrebbe pensare a una caduta, ma si attende il referto del medico legale che sta concludendo l’autopsia.

Le indagini delle forze di polizia

Sul secondo corpo nessun segno evidente di violente, infittendo ancora di più il mistero. Gli agenti attendo nel conclusioni dell’esame autoptico. I corpi erano in acqua circa dalle 24 alle 72 ore, ma nessuno aveva più avuto notizie già da giovedì sera. I due sembrerebbero amici di vecchia data ed erano a Torino per seguire una conferenza. L’ultima volta sono stati visti a un Bed & Breakfast di Torino e poi più nulla. Si sta già lavorando per raccogliere le testimonianze, ma anche ricostruire i movimenti tramite estratti conto e telefonate.

Tra le prime persone informate sentite dagli inquirenti c’è stato il titolare del B&B che è stato interrogato per far chiarezza sull’accaduto che resta ancora un mistero.

La ferita alla testa del diplomatico potrebbe esser un primo indizio: forse una lite tra i due, caduti entrambi in acqua durante una lotta?

La ricostruzione dell’accaduto, o almeno parte di essa, sarà possibile anche grazie ad alcune telecamere di sicurezza lungo il Po che potrebbero aver ripreso i due passare. Il vaglio dei filmati richiede però molte ore dato che non si sa esattamente quando sia avvenuto il decesso. Per ora, tutte le ipotesi restano aperte e gli inquirenti non escludono nessuna pista.

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Svastica gigante nei campi dell’Astigiano: una burla di un contadino 80enne infiamma la polemica

Nella giornata di domenica è apparsa in un campo a San Damiano nell’astigiano un’enorme svastica tracciata nell’erba. Il fatto ha subito suscitato non poche polemiche, visto che questa è una zona che ha vissuto la resistenza partigiana.

Uno scherzo di un contadino

Immediatamente, i carabinieri di Asti si sono messi a indicare sul fatto per rintracciare l’autore del gesto, mentre tutti si domandavano il motivo. “Una burlonata”, si giustifica così l’autore del gesto: il proprietario over 80 del campo ha deciso di tagliare l’ebra con il trattore creando questa forma per fare uno scherzo.

Per provare subito la sua buona fede, ha pareggiato l’erba nel campo sotto gli occhi dei carabinieri.

Le polemiche non si fermano

L’oltraggio alla memoria è ora sparito, ma le polemiche non sono di certo placate. A molti, infatti, non convince questa scusa della leggerezza.

Una vicina del contadino atto del gesto, Federica Valsania, ricorda che tanti nonni in queste zone sono stati partigiani e atti che calpestano la memoria così sono assolutamente da condannare. L’antifascismo è vivo e vegeto tra queste colline che sono state teatro della Resistenza partigiana, conclude la giovane che non vuole lasciar inosservata la vicenda.

Le dichiarazioni del sindaco

Il neo eletto sindaco Davide Migliasso, che ricopre questa carica da una settimana, non è così polemico, ma prova a smussare i toni. Liquida la vicenda in un attimo dicendo che è tutto attribuibile al disagio creato dal Rally del Grappolo; una manifestazione che non ha valenza politica, ma crea disagi nella zona per colpa di viabilità modificata e strade chiuse.

Il sindaco, capolista di una lista civica quindi non legata ai soliti partiti tradizionali, dice che la scelta del simbolo non è degna di nota, tutto regolare insomma!

Le reazioni dell’organizzazione e dei paesani

Intanto arriva anche il commento dell’organizzazione del Rally che si dice estranea ai fatti, smentendo la teoria del sindaco. Chi vuole protestare contro la corsa, perché mai dovrebbe scegliere una svastica? La domanda è più che lecita e moltissimi in paese sono d’accordo: l’atto è di matrice politica e la corsa non c’entra nulla. La concomitanza con la corsa è solo una coincidenza, forse addirittura un modo per avere più visibilità e rendere più plateale il gesto.

Di certo, il gesto non  stato ignorato, anche grazie alle immagini che hanno iniziato a girare sul web in serata, facendo il giro dello stivale.

Non solo nella piccola comunità di San Damiano, ma anche sui social la polemica si infiamma. Tanti i suggerimenti all’amministrazione comunale per non lasciar cadere nell’oblio un atto che va sicuramente punito: coinvolgere la magistratura per apologia del fascismo o anche accompagnare l’autore ad Auschwitz.

Resta un ennesimo episodio di ignoranza e negazionismo, segno dei tempi bui, buissimi che stiamo vivendo.  La scelta del sindaco di non perseguire ulteriormente è altrettanto preoccupante, dando la colpa una corsa che non c’entra nulla invece.

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Il delitto del piccolo Leonardo che ha sconvolto Novara

È Gaia Russo giovedì a chiamare il 118 perché il figlio si sentiva male. “È caduto dal lettino” dirà ai soccorritori giunti sul posto. Leonardo, appena 19 mesi, muore all’arrivo in ospedale a Novara e da subito le sue condizioni destano sospetti.

L’autopsia predisposta dalla procura svelerà una grossa emorragia al fegato dovuta a un forte colpo, non compatibile con la caduta dal lettino. Si evidenziano anche traumi e contusioni che avevano martoriato il corpo del piccolo bambino. Il medico legale ha infatti evidenziato lesioni ed ematomi un po’ su tutto il corpo: sulla testa, sulle braccia, sul torso, sulle gambe, sulla schiena e persino sui genitali. Una violenza ripetuta quindi, non isolata alla sola giornata di giovedì.

Accusati di omicidio volontario pluriaggravato sono la madre del bambino Gaia Russo di 22 anni, e del compagno, Nicolas Musi, 23 anni. L’uomo si dice con la coscienza pulita, parole che al giudice suonano come “agghiaccianti”. Una violenta inaudita e disumana, l’ha definita così il procuratore di Novara, Marilinda Mineccia.

Il passato del compagno della madre

Dai test tossicologici Musi aveva fatto uso di cocaina e cannabinoli, ma non è chiaro se era sotto l’effetto di tali sostanze quando è avvenuto il delitto. Dal suo passato emerge un quadro di violenza. La fedina penale evidenzia episodi di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti, tutti a Biella, dove abitava prima di trasferirsi.

Le indagini hanno portato alla luce un precedente ricovero del piccolo Leonardo. Era stato portato in pronto soccorso lo scorso aprile. “È stato morso da un cane” avevano detto i due quella volta.

Musi ora è in carcere, mentre la madre è ai domiciliari presso una struttura protetta poiché è incinta. Nella casa dove la coppia viveva ora restano solo i panni appesi e al cancello tantissimi peluche e fiori per il piccolo bambino, probabilmente vittima di violenza e abusi prolungati.

I funerali nel duomo di Novara

Tutta la città di Novara, e non solo, si è stretta nel dare l’ultimo saluto al piccolo Leonardo. Striscioni e palloncini accolgono l’arrivo del feretro nel Duomo di Novara. Durissime parole arrivano dal vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, che celebra il rito.

In serata si è anche tenuta una fiaccolata a cui hanno partecipato oltre mille persone per ricordare il piccolo Leo.

Il tentato suicidio del compagno della madre del piccolo Leonardo

Le ultime notizie che arrivano dal carcere riportano un tentativo di suicidio da parte del compagno della madre del piccolo Leonardo, accusato dell’omicidio del piccolo. Ha tentato di impiccarsi con le lenzuola annodate ma gli agenti della polizia sono intervenuti in tempo.

Musi si trova in carcere da venerdì, senza aver mai risposto agli inquirenti dato che si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Le accuse agli avvocati difensori

Soprattutto via social, sono arrivate accuse e minacce, anche di morte, agli avvocati difensori Annalisa Gibbin e Barbara Grazioli assegnati d’ufficio alla madre e a Musi. Pieno sostengo arriva dall’ordine degli avvocati, ricordando l’importanza del ruolo dell’avvocato difensivo anche in questi delicati casi per garantire il corretto funzionamento dello stato di diritto.