Il Piemonte finanzia la prima ricerca sugli effetti terapeutici della cannabis medica

Ben 90 pazienti testeranno la cannabis medica per uno studio coordinato dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università. L’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta commenta lo studio come positivo. È la prima volta in Italia che si attiva un test clinico serio e con criteri certi. Molte volte si è sentito parlare degli effetti benefici della sostanza, a cui viene tolta la parte psicoattiva. La canapa medica dovrebbe avere degli effetti positivi sul dolore anche su altre patologie, aiutando chi soffre di disturbi come insonnia, mal di testa e simili. I dati che però fino ad ora supportano questa tesi sono stranieri, perciò attuati con coretti diversi da quelli che vigono nel nostro Paese. Finalmente, uno studio serio e con dati precisi secondi i più alti standard servirà per fare maggiore chiarezza sull’argomento, molto controverso.

Lo studio clinico dell’Università di Torino ha lo scopo di testare a livello clinico l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti terapeutici con la cannabis medica. La ricerca ottiene il sostegno economico della Regione. È inoltre promossa dall’azienda ospedaliero – universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. Ad annunciare il via di questo trial clinico su 90 pazienti è stato l’assessore Saitta che è intervenuto durante la seduta della quarta commissione del Consiglio regionale per spiegare lo studio, gli obiettivi e la grande valenza del progetto, primo in Italia.

Per la prima volta in Italia, verranno testati i benefici e l’efficacia della marijuana medica, senza tralasciare l’aspetto della sicurezza. Una delle ragioni che ha portato all’avvio di questa ricerca è l’aumento del consumo di cannabis medica, la cui vendita è diventata legale in Italia. Inoltre, l’argomento è al centro di un vivace dibattito scientifico anche e avere dati certi e inconfutabili servirà a fare luce. Nelle prossime settimane la giunta regionale delibererà quindi a favore del progetto che avrà così il via libera. Le risorse con cui verrà finanziato sono quelle previste dalla legge regionale che regolamenta l’uso terapeutico della marijuana terapeutica.

Il trial clinico prevede una durata di due anni ed è stato già approvato dal Comitato etico della Città della Salute. In seguito all’approvazione della giunta piemontese, lo studio dovrebbe partire entro la fine del 2018.  Il metodo per testare i benefici medici della cannabis terapeutica è di tipo standard. Le capsule con olio di cannabis saranno somministrate a 90 pazienti per tre mesi. Sulla base dei risultati raccolti, il campione a cui sarà fornita la sostanza si allargherà.

Il test prevede di verificare l’efficacia del trattamento, tenendo conto di tutti gli aspetti sulla qualità della vita. Infatti, i pazienti saranno seguiti per capire il loro benessere fisico, emotivo, funzionale e anche socio – famigliare. Il rapporto rischi – benefici legati all’uso della marijuana terapeutica sarà al centro dello studio.

L’assessore vorrebbe che anche altre regioni iniziassero un percorso di questo tipo al fine di avere più dati da confrontare e avviare così in dibattito serio e sostenuto da dati veritieri sull’argomento, ancora molto controverso e spesso al centro di discussioni anche politiche.

 

Chiamparino lancia un grido d’allarme: che il governo prenda posizione in merito alla Tav

Telt, la società incaricata dei lavori della Tav Lione Torino, ha dato lo stop la maxi appalto da 2,3 miliardi per finire i lavori del tunnel. La motivazione che ha segnato il congelamento della gara di appalto è non agire contro la volontà dei due paesi coinvolti. Tutto questo accade in seguito all’avvertimento del ministro dei Trasporti e infrastrutture Toninelli che si era detto pronto a considerare ostile ogni proseguimento del cantiere, prima della conclusione dell’analisi costi – benefici, che dovrebbe arrivare a inizio inverno circa.

Secondo il presidente della regione Piemonte Chiamparino questa è una totale perdita di tempo. All’odierno summit sulle infrastrutture, a cui sono presenti molti amministratori e imprenditori da tutto il nord-ovest, il presidente spiega che l’analisi costi – benefici è molto complicata l’opera è destinata a modificare l’intero sistema di trasporto da qui ai prossimi secoli. Perdere tempo non è una buona strategia dato che l’opera è già in ritardo. Una struttura del genere non deve cercare consensi poiché sarà in grado di creare più domande e indotto.

Chiamparino è ancora in attesa dell’incontro con il ministro Toninelli, richiesto ormai mesi fa: il 6 giugno. La richiesta dell’incontro non è per motivi elettorali ma per il futuro del Piemonte e della Liguria. La questione è anche di sicurezza poiché la vecchia linea ferroviaria è antiquata e ben presto sarà da pensionare. Continuare a usarla significa far correre dei rischi a tutti gli utenti. L’attuale tunnel utilizzato ha solo due uscite di sicurezza cioè alle due estremità e basta: è estremamente pericoloso e non affidabile. Senza la Tav completata, in pochi anni si potrebbe restare senza un collegamento alpino tra Italia e Francia. Il presidente della regione dice che si accinge a scrivere una lettera indirizzata all’esecutivo perché riduca i tempi.

Culleo che Chiamparino lancia è un grido d’allarme per il nord-ovest e l’intera Italia. Chi pensa che il presidente faccia la voce grossa in vista della campagna elettorale, si sbaglia di grosso poiché queste opere non riguardano gli equilibri di potere ma il Piemonte, la Liguria e tutta l’Italia. La richiesta che il presidente rilancia è lo sblocco dello stanziamento di 1 miliardo e mezzo per il quinto lotto del terzo valico, come già pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale. Questa attesa è davvero insensata: se la strada presa con Delrio, ex ministro dei trasporti del governo Gentiloni, non va bene che lo si dica subito senza

Nel frattempo il bando di Telt da 2,3 miliardi resta bloccato e così il tunnel tra Lione e Torino. La società fa saper che le verifiche tecniche e giuridiche sono state concluse con esito positivo. Quello che attendono sono le indicazioni ufficiali per non agire contro la volontà dei Paesi. Intanto dal lato francese sono sorti un po’ di malumori per la prolungata attesa dovuta dal cambio di visione dell’Italia. Telt ha deciso dunque di aspettare le indicazioni del governo Conte ma ogni giorno che passa si mettono a rischio i finanziamenti dall’Ueper la realizzazione dell’alta velocità. Se è proprio vero che il governo non prenderà la sua definitiva posizione in merito all’opera prima di fine autunno, dovrà anche prepararsi a trattare una proroga con l’Europa che paga il 40 per cento dell’opera.

Olimpiadi invernali 2026: come andrà a finire?

Milano vuole un ruolo da protagonista e allora Torino cede, ma Malagò ci spera ancora. Lo stesso vale per il segretario Pd Martina che confida nel presidente della regione Chiamparino, dem pure lui, perché risolva questo gran putiferio provocato dai 5Stelle.

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è ancora fiducioso, nonostante le ultime notizie di un divorzio definitivo tra Milano e Torino. Solo insieme si può diventare fortie addirittura invincibili, sostiene Malagò che spera ancora di rimpattare il gruppo. Torino è indispensabile per la buona riuscita dei giochi olimpici invernali del 2026. Il capoluogo piemontese, inoltre, è l’unico comune che può ospitare Final Six dei Mondiali di Pallavolo. Se ciò non bastasse, la città sabauda potrebbe anche vincere il bando l’associazione dei tennisti professionisti le finali del Master del Tennis, che da Londra verranno riassegnate ad altre città. Insomma, le Olimpiadi devono essere viste come un investimento e non come un costo. Questi sono solo due dei molti esempi di come i costi tanto preoccupano ora, possano invece portare in futuro a Torino molti più eventi sportivi di respiro internazionale.

Il caos per le Olimpiadi invernali che si terranno nel 2026 tiene ancora banco e arrivano anche le dichiarazioni del segretario del Partito Democratico, Maurizio Martina, il quale attacca la sindaca di Torino. L’occasione per commentare gli ultimi sviluppi si presenta al Salone del Gusto Terra Madre, organizzata da Slow Food. In quanto ex ministro dell’Agricoltura, Martina non poteva di certo prendere questuo importante appuntamento.

Secondo il leader dei dem, il primo cittadino di Torino, Chiara Appendino, avrebbe fatto dei passi falsi che hanno creato la confusione in merito a chi ospiterà le Olimpiadi Invernali 2026. Tutto quello che è stato annunciato e che si voleva realizzare non potrà essere concretizzatoe ciò mette in difficoltà la giunta del capoluogo piemontese. L’unica soluzione che Martina individua è un intervento del presidente della Regione Chiamparino, che può sistemare il pasticcio. Sono stati fatti parecchi passi falsi della giunta 5Stelle a capo della città di Torino per arrivare a questo punto, ma la colpa non è soltanto di Torino.

Il governo è infatti tra i principali responsabili di questo guazzabuglio in quanto non è stato capace di coinvolgere le realtà locali interessate a candidarsi per ospitare i prossimi giochi olimpici. Le critiche al governo non si fermano: ce n’è anche per la manovra di bilancio. La controproposta del Pd, annunciata sempre da Martina, prevede un ruolo centrale per gli investimenti. Il focus della proposta sono i giovani e anche le famiglie, comprese quelle che sono povere e sulla soglia della povertà.

Le misure che stanno mettendo in atto quelli della Lega e del M5S sono dannose per il Paese. Il riferimento è alla pace fiscale, che praticamente è l’ennesimo condono, come confermato da Carlo Cottarelli, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. Il regalo fatto a tutti gli evasori da Governo giallo verde si scarica sui cittadini onesti che hanno invece sempre pagato le tasse rispettato le normative fiscali.

Decesso per legionella: non è allarme epidemia

Le vittime della legionella nel nord Italia salgono a sei. Il numero è aumentato a causa del decesso di una donna di 61 anni di Torino. I primi sintomi si sono evidenziati al rientro dalle ferie e per tale motivo non è chiaro se il contagio con il batterio sia avvenuto in città oppure nei luoghi di villeggiatura. Secondo i parenti e gli amici della sessantunenne, il contagio potrebbe essere avvenuto in Costa Azzurra dove la famiglia ha una casa vacanze. Per maggiori accertamenti, la procura ha acquisito la cartella medica della donna ma pare non ci sia da preoccuparsi: non c’è alcuna emergenza epidemia di legionella.

Al rientro dalle vacanze estiva, la donna è stata presa in cura dal policlinico Fornaca, dove i tentativi di salvarla sono stati vani. L’aggravarsi dei sintomi della legionella è dovuto più che altro a un quadro clinico già complicato da altre patologie in corso. La donna lascia un marito e due figlie.

È solo l’ultimo caso fuori dalla zona dove si sono registrati i precedenti. Sono 53 i casi di contagio da morbo della legionella nei comuni a nord di Milano. La situazione peggiore è nella zona di Brescia e il caso registrato a Torino è il primo fuori da questa area. I cinque decessi avvenuti nella zona di Milano riguardavano però persone in età avanzata, superiore ai 70 anni.

La Legionella Pneumophila è un batterio che si trova nell’acqua e nel vapore acqueo se è a una temperatura compresa tra i 25 e i 55 gradi centigradi. L’unico modo per esser contagiati è inalare l’acqua o il vapore acqueo. Una volta inalato, il batterio può provocare una polmonite molto grave che, nei casi peggiori, può portare al decesso del paziente.

In Piemonte non si era ancora registrato nessun contagio, nonostante ci siano stati degli episodi che hanno un po’ allarmato. A inizio agosto, il decesso di un operaio di Bra dipendente dell’Amiat di Torino era sospetto, ma gli accertamenti hanno allontanano ogni sospetto di legionellosi. Due settimane fa era anche stato chiuso un centro per l’igiene e la cura dentale perché gli ispettori dell’Asl di Torino avevano rilevato una situazione a rischio in un bagno. L’allarme è poi rientrato in seguito a ulteriori accertamenti.

Il servizio regionale per il controllo delle malattie infettive intende rassicurare tutti i cittadini: non c’è alcuna epidemia di legionella nella regione. L’incidenza della malattia in Piemonte, come in tutta Italia e in Europa, è davvero molto bassa: nel 2017 si sono registrati 112 casi, pari al 2,5% della popolazione colpita. Nel 2018 i casi sono stati pochi di più: appena 113, perciò del tutto nella norma.

Con la progressiva diminuzione delle temperature, il batterio è destinato a perire e perciò non si registreranno nuovi casi. Come ogni estate, si registrano alcuni casi sporadici di contagio che non sono collegati tra di loro e non hanno una fonte comune di contagio. Questi fattori escludono perciò che si tratti di una epidemia. È del tutto normale e frequente che il caso della donna deceduta a Torino sia legato a un viaggio: moltissimi casi di contagio ogni anno sono proprio legati ai viaggi.

Nuove speranze per le Olimpiadi invernali Torino 2026: le indecisioni di Milano aprono degli spiragli

La sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino tornano a sperare per le Olimpiadi 2026 dopo la maretta tra il Coni e il sindaco di Milano Sala. I due rappresentanti del comitato per Torino 2026 sono stati convocati a Roma per l’ultima riunione organizzativa durante la quale dovrà esser finalmente messo il punto fine alla questione del sito che ospiterà i giochi. A Palazzo Chigi si terrà l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti – Lega, e il presidente del Comitato Olimpico, Giovanni Malagò.

Allora aveva proprio ragione la sindaca Appendino che ai sindaci delle valli eventualmente coinvolti nell’evento olimpico aveva detto di resistere perché c’erano ancora possibilità per tornare in lizza. Ci aveva giusto lungo la sindaca che sarà attesa il 10 e l’11 settembre assieme anche ai presidenti e sindaci delle altre tre città papabili per ospitare le Olimpiadi nel 2026. Tutti e tre le delegazioni avranno incontri sperati con Giorgetti prima dell’incontro unitario.

Ma a che punto siano? Milano pare non abbia accettato le condizioni del Coni per un’Olimpiade a tre punte con Torino e Cortina ma non si è ufficialmente tolta dalla corsa. Il sindaco di Milano Sala non ci sta ad esser incolpato della mancata ospitata dell’vento olimpico. Anche il Consiglio Comunale è d’accordo con il sindaco, volendo Milano come capofila. Malagò sottolinea il problema di non avere ancora una squadra organizzativa che punta nella stessa direzione con un obiettivo comune. La frecciatina è un po’ rivolta a Milano che vuole fare la prima donna.

Nel frattempo, Appendino e Chiamparino stanno a guardare in attesa di uno spiraglio in cui infilarsi. Nel caos in cui Milano si tolga dalla corsa, sarebbe proprio Torino ad essere la capofila ideale. Che Cortina ci sia o meno, Torino ha una grande opportunità di rimettersi in mostra. Ma non è tutto rose e fiori per Torino: pochi i giorni prima dell’incontro a Roma si terrà un altro incontro dei comitati contro le Olimpiadi. Il Cono Coordinamento No Olimpiadi 2026 sta anche raccogliendo adesioni da regini vicine come Lombardia e Veneto, tutti preoccupati per le spese troppo alte da sostenere e le costruzioni che poi non saranno più utili alla popolazione.

“Territori contro i grandi eventi” è in agenda per il 9 settembre all’ex Moi, in piazza Galimberti. Nel comunicato affidato ai social network si legge che le popolazioni dei territori coinvolti nell’evento olimpico non starano di certo a guardare. Il comitato ha intenzione di accontentare tutti i sindaci delle regioni i quali devono rendere conto a grandi affari locali, senza dar molta corda ai cittadini. Accontentare tutti è lo scopo del governo ma senza rendere davvero felice nessuno. Deturpare il territorio con costruzioni e nuovi mostri che rendono la montagna sempre più andromorfa sarà il risultato finale. Lo scopo dell’incontro è analizzare la situazione arrivare a degli obiettivi comuni da portare avanti per farsi sentire anche a Roma.

Prima accetta e poi rimanda: lo yo-yo del ministro Toninelli sulla visita al cantiere francese della Tav

Prosegue il braccio di ferro tra governo e opposizioni sulla realizzazione della Tav. Il partito di governo 5 Stelle inizia ad analizzare in modo scrupoloso (davvero?) il progetto, come promesso, anche se all’inizio non si era ben capito il loro volere. Ma si sa, con i 5 Stelle è un po’ così: dopo un paio di dichiarazioni a titolo personale pro e contro, arriva dall’alto le linea da seguire. Fedelissimo di Di Maio, a differenza del Presidente della Camera Fico, Toninelli pare fosse in procinto di visitare i cantieri della Tav nel lato francese. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti è stato invitato ufficialmente dal comitato Transalpine, il quale è incaricato dai lavori per quanto riguarda la parte francese dell’opera.

La società che si occupa della realizzazione del tratto dell’alta velocità Torino – Lione annuncia via tweet che il ministro farà visita al cantiere, lo stesso che anche Tajani aveva visitato (presidente del Parlamento Europe, Forza Italia). Il presidente del comitato Jaques Gounon aveva invitato il ministro delle infrastrutture del governo Conte sul cantiere per vedere di persona i lavori effettuati per la linea alta velocità tra Lione e Torino.

La notizia però viene smentita dall’ufficio del Ministro, confermando che non è in agenda nessuna visita. Viene così smentito il comitato Transalpine che aveva dato la notizia della mail di conferma per la visita al cantiere. In seguito alla smentita, arriva la precisazione: la mail dice che la visita avverrà non appena gli impegni del ministro Toninelli lo consentiranno, perciò nulla di cui meravigliarsi, sostiene l’entourage del Ministro dei Trasporti.

L’ennesima rinuncia del ministro che si sottrae ai suoi impegni, sicuramente molti visto anche il crollo del ponte di Genova, scatena le opposizioni. Molto critico è Napoli (FI) che definisce il ministero come una buffonata, incapace di perseguire il suo scopo. Un ministro delle infrastrutture e trasporti che odia le infrastrutture e ne vuole il meno possibile, non è adeguato. La velocità dei trasporti non ha nessun peso per Toninelli, secondo l’azzurro Napoli, tanto da mettere in cattiva luce l’intero paese. La credibilità dell’Italia come partner internazionale viene meno a causa delle impreparazione dei 5 Stelle, continua il deputato di Forza Italia. Toninelli non ha mai visitato nessun cantiere, né quello francese ma né tanto meno quello italiano. L’unico dossier che ha consultato è quello prevenuto da parte dei No Tav. Prendere decisioni strategiche importanti senza avere analizzato la questione da ogni punto di vista, non è accettabile.

Lo sfogo del deputato azzurro segue i malumori provocati anche dal mancato incontro del MIT con il commissario di governo Paolo Foietta, il quale da mesi chiede di esser ricevuto. Lo stesso vale per il presidente della Regione Chiamparino che attende di esser ricevuto per discutere del futuro dell’opera, a lui da sempre molto cara perché di importanza strategica. Sono ben 75 i giorni  trascorsi senza nessuna replica da parte del ministro e della sua segretaria alle richieste di Chiamparino.

La sindaca Appendino schiacciata dalla setta dei 5 Stelle: le parole di Giordano, ex capo gabinetto del comune

L’ex capo gabinetto della giunta Appendino, Paolo Giordano, parla a ruota libera, affermando che il buon lavoro della sindaca è ostacolato da ogni parte dai 5 Stelle. Dopo le dimissioni, dice che il partito di maggioranza a Torino non è in grado di pensare al futuro della regione Piemonte. Dimessosi a causa della cancellazione di una multa per conto di un amico, l’ex capo gabinetto si lancia a dichiarazioni inedite.

La sindaca, secondo Giordano, è stata ostacolata e schiacciata dal Movimento 5 Stelle, definendolo una setta. L’esperienza di aver eletto un sindaco donna di una forza nata dal nulla e non dai soliti schemi partitici, doveva esser un modello da esportare all’estero ma così non è stato. Tutta colpa dei Grillini che non sono stati capaci di costruire un modello politico nuovo. Incapaci di guardare agli interessi del cittadino e di discutere le questioni politiche, il progetto dei 5 Stelle è fallito, secondo Giordano.

Convinto dell’inadeguatezza dei 5 Stelle, Giordano si apre anche alle proposte delle opposizioni. Si dice, infatti, d’accordo con Chiamparino, Pd, il quale chiede di aprire dei tavoli allargati con rappresentanti della società per avere di nuovo il contatto con la popolazione e capire quali sono i bisogni loro e di tuto il territorio.

A fare le spese dell’inesperienza del Movimento, è la sindaca Chiara Appendino, in cui Giordano ha fortemente creduto. Il dimissionario Giordano parla ora dopo 10 mesi dalla sua uscita di scena perché vede la sindaca Appendino schiacciata e incapace di reagire ai diktat del Movimento. I 5 Stelle si rivelano democristiani e Torino rischia di entrare in un blocco. Lo stesso discorso di Torino viene allargata a tutto lo Stato. I leghisti tengono sotto scasso i Grillini che non sono in grado di puntare i piedi e farsi rispettare. La sottomissione di Di Maio a Salvini e il fallimento del modello politico di Casaleggio sono un rischio enorme per l’Italia. È concreto, infatti, il rischio di vedere l’Italia sotto dittatura, confessa Giordano.

Giordano non fa parte dei 5 stelle e, lavorandoci a stretto contatto, il partito è paragonabile a una setta. Ognuno è intento a puntare il dito contro a chi è meno puro di lui. È una corsa all’epurazione per eliminare chi non si sottomette ai molti diktat dei Grillini. Purtroppo, la Appendino aveva un valido progetto ma non c’è stato modo di realizzarlo. Giordano, definisce l’attuale sindaca come una persona valida con buone capacità e voglia di imparare.

La regione Piemonte ha bisogno di un progetto a lungo temine per il futuro. Polarizzare tutte le risorse sul capoluogo Torino sembra all’ex capo gabinetto fallimentare. È invece da studiare una valorizzazione dei territori periferici. Lo scopo è quello di aumentare la qualità della vita e anche creare una rete di trasporti che possa attirare aziende ad alta tecnologia. Fibra e alta velocità devono esser punti fondamentali. Prove generali di prossima candidatura? Pare proprio di sì!

Per l’aggressione all’atleta Daisy Osakue l’accusa è di lesioni senza l’aggravante del razzismo

Nella notte tra domenica e lunedì, l’atleta Italina di origini senegalesi Daisy Osakue di 22 anni è stata colpita in faccia da un uovo che le ha provocato qualche problema all’occhio ma la partecipazione ai campionati di atletica non è in pericolo. Dopo che la giovane ha denunciato l’episodio ipotizzando dei motivi razziali dietro all’accaduto, la polizia ha aperto un fascicolo contro ignoti ma senza l’aggravante dell’odio razziale.

Il fatto è avvenuto a Moncalieri, in provincia di Torino,: la ragazza stava tornando a casa con un gruppo di amici quando un’auto le si è avvicinata e le è stato tirato qualcosa. La ragazza dice di aver temuto si trattasse di acido o altre sostanze ma per fortuna era solo un uovo. Nonostante si trattasse di un semplice uovo, il guscio ha provocato dei danni che hanno richiesto delle cure oftalmiche: lesioni alla retina e liquido nel cristallino. La prognosi è questa e per fortuna non impedisce all’atleta di partecipare ai prossimi Campionati Europei di Atletica. La sua specialità è il lancio del peso e ha da poco segnato il terzo record per la sua categoria. Cascasse il mondo giovedì parto con la squadra per Berlino dove si terranno i campionati, ha dichiarato la campionessa che in un’intervista di qualche anno fa aveva confessato di avere un sogno nel cassetto: cantare l’inno di Mameli sul podio.

All’uscita dell’ospedale oftalmico al giovane campionessa ha dichiarato di temere, purtroppo, il movente razziale dietro all’aggressione. Era quasi mezzanotte e dei ragazzi a brodo di una Fiat Doblò hanno puntato proprio lei, secondo il suo racconto. L’uovo, infatti, è stato lanciato da un metro di distanza proprio per colpire la ragazza di colore, che ha ottenuto la cittadinanza solo al compimento del 18 esimo anno di età perché nata da genitori stranieri. La zona dove è avvenuta l’aggressione è nota per un giro di prostitute di colore e forse era proprio quello l’obiettivo degli aggressori. Daisy non vuole cavalcare anche la questione razziale, ma passare dagli insulti verbali ai fatti è un passaggio molto pericoloso che non va tralasciato ma denunciato e punito severamente.

Oggi arriva la notizia che la procura di Torino ha aperto un fascicolo contro ignoti per lesioni ma senza l’aggravante del razzismo. Dalle indagini è emerso che la stessa automobile era stata già segnalata alle autorità per il lancio di uova, come è avvenuta nella notte di domenica. Secondo la procura mancano gli elementi per ipotizzare un aggressione per motivi razziali. La notizia arriva in un momento estremamente delicato: si registra un aumento di episodi di intolleranza ma il ministro Salvini, leader della Lega, e altre forze della maggioranza negano che ci sia un rigurgito fascista e si dice pronto a incontrare la giovane, oltre che ansioso nel vederla gareggiare. Chi nega è complice, rilancia Martina del PD, che ha organizzato un presidio a Roma oggi alle ore 18:00 in piazza San Silvestro per dire NO ad ogni forma di intolleranza.

Progetto TAV a rischio: le dichiarazioni di Toninelli scuotono la maggioranza

Negli ultimi giorni c’è stato un forte scontro per alcune dichiarazioni da parte di politici della maggioranza, e non, in merito al progetto dell’alta velocità Torino – Lione. La Lega è più che favorevole in merito alla realizzazione di grandi opere ma il Movimento 5 Stelle pare scettico. Il vicepremier e leader del partito Di Maio, il premier Conte e il Ministro dei Trasporti Toninelli si dicono pronti a pagare le penali per avere abbandonato il progetto che è finanziato in gran parte dell’Unione Europea. I vertici del partito penta stellato non sono d’accordo ad andare contro a così tante persone che si sono dichiarate contro la realizzazione dell’opera, fortemente voluta invece dalla Francia e dall’Unione Europea. L’alta velocità è il ponte per intensificare lo scambio di merci con l’Europa Occidentale, togliendo anche un po’ di autoarticolati dalle strade. Anche le opposizioni fanno sentire la loro opinione: pare che tutti siano contro i 5 Stelle, compresi i sindacati.

Il contratto di governo giallo – verde comprende anche il progetto Tav e si legge che le forze di maggioranza sono pronte e rivedere l’intero progetto. Non c’è perciò una reale posizione in merito alla questione che oggi diventa però cruciale. Non appena il ministro degli Interni Toninelli ha dichiarato il suo dissenso per l’opera così com’è, i manifestanti NoTav sono tornati sui cantieri e ci sono stati momenti di grande tensione; la stessa tensione che c’è tra gli alleati di governo che sono di posizioni diverse. Il ministro Toninelli non firma per l’avanzamento dell’opera che è, di nuovo, sotto esame. Secondo Toninelli, l’opera è nata male e ha un impatto ambientale, sociale ed economico che deve essere analizzato in modo scrupoloso per capire se ne vale davvero la pena. La revisione è stata avviata non solo sulla Tav ma su tutte le infrastrutture in generale. L’analisi deve tenere presente i costi e i benefici collegati alle opere che devono servire ai cittadini e non ai costruttori.

Dopo le dichiarazioni del Ministro, non si fanno attendere le repliche da parte della Francia e dell’Unione Europea, pronte a fare in po’ di conti. La maggior parte del tragitto della Tav è in galleria, circa 57 km su un totale di 65. La maggior parte dell’opera è in Francia e solo 12,5 km sono in territorio italiano. La società incaricata dei lavori è la Telt, metà di Ferrovie dello Stato e metà del governo francese. Il costo stimato è di circa 8.6 miliardi di euro, di cui il 40% lo paga l’Union europea, mentre il resto è ripartito tra Francia e Italia. Per quanto riguarda la quota italiana, pari a 3,4 miliardi, 2,5 sono già stati stanziati con la finanziaria 2012 perciò il restante non è così tanto come molti invece vogliono far credere.

L’ipotesi Tavexit potrebbe venire a costare all’Italia 2 miliardi, soprattutto in penali ma si deve tenere conto anche di cantieri aperti e non finiti, nonché nuove spese per la loro chiusura. La voce che però preoccupa di più è la penale imposta dall’Unione: dal 2 al 10% del valore complessivo, cioè da un minino di 16 fino anche a 80 milioni per non aver portato a termine il progetto.

Arriva il pre dossier per le Olimpiadi Invernali di Torino 2026 ma ci sono anche Cortina e Milano in corsa

Dopo gli ultimi dissidi in casa 5Stelle sulle Olimpiadi invernali 2026, arriva finalmente i pre dossier assieme alle candidature ufficiali anche di Milano e Cortina.

Continua il caso Olimpiadi Invernali di Torino 2026 con una dichiarazione in Consiglio comunale della sindaca Appendino, la quale afferma di non voler fare debito. Per poter raggiungere questo importante obiettivo, la giunta della città di Torino dice di voler realizzare un evento green e sostenibile, anche dal punto di vista finanziariodato che erano proprio queste alcune delle preoccupazioni portate dagli interni al partito M5S. La presentazione del pre dossier sulla fattibilità dell’evento sportivo è alle porte e sono contenute le linee guida per la città del futuro, tenendo conto di quello che non ha funzionato nel 2006.

Verrebbe da dire “sbagliando si impara” ed è questo il leitmotiv del dossier per le Olimpiadi che spesso prevedono la realizzazione di opere che poi vengono abbondate finiti i giochi. Stavolta, la sindaca vuole puntare lo sguardo a un orizzonte temporale più avanti. I lavori non sono, infatti, finalizzati alle Olimpiadi 2026 ma piuttosto a Torino 2030. Le linee di sviluppo urbano per la città non vanno in cantina per colpa dei giochi ma questi saranno un’occasione per anticipare la città del futuro, sostenibile e green. In caso di assegnazione, il villaggio olimpico sarà ospitato presso la ex Thyssen, provando a ricucire una ferita aperta per l’intera città e anche per il Paese. La sindaca ha parlato di una doppia legacy della città; da una parte la legacy materiale con strutture già a disposizione e dall’altra quella immateriale. Il riferimento è all’eredità di Torino 2006, con punti positivi e altri meno da cui imparare, potendo correggere grazie alla consapevolezza costruita negli anni.

Oltre a Torino, anche Milano presterà il suo pre dossier per le Olimpiadi Invernali 2026. L’altro sito in lizza è Cortina – Dolomiti grazie a una jointventure tra Veneto e Trentino Alto Adige che presenteranno un pre dossier al Coni martedì. A Cortina d’Ampezzo i siti sono già praticamente fatti anche perché verranno ospitati i Mondali di sci nel 2021. Per tale ragione, organizzare un Olimpiade Invernale qui richiederebbe un finanziamento davvero minore, garantendo la sostenibilità economica. A Cortina ben il 70% degli impianti sono già presenti, mentre per il restante 30% si richiedono lavori di ammodernamento con lo scopo del futuro riutilizzo. Le strutture come il viaggio olimpico e il centro della stampa sarebbero, invece, opere temporanee da poter smantellare una volta conclusi i giochi.

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò ne resta fuori dicendo che valuterà tutte le richieste per le Olimpiadi Invernali 2026. Non si spinge oltre evitando di dare indicazioni o preferenze. In merito al nodo politico della decisione, si confronterà con Giorgetti, sottosegretario con delega allo Sport. L’analisi dei pre dossier e la relativa decisione su chi ospiterà le Olimpiadi Invernali 2026 è fissata per il 10 luglio o al massimo a fine mese.