Come scegliere la cappa aspirante

La cappa della cucina è un accessorio e un complemento utile per purificare l’aria ed eliminare i vapori, il grasso e gli odori che si generano con la cottura del cibo. Solitamente la cappa è collocata sopra il piano di cottura per fornire la giusta luce quando si cucina, ma ne esistono altre di forme e collocabili in posizioni diverse anche in base agli spazi della cucina stessa. La tecnologia, anche nel caso delle cappe aspiranti, ha fatto grandi passi in avanti in termini di innovazione e funzionalità. Un esempio delle cappe aspiranti in commercio è consultabile su Ristoattrezzature. Le cappe si dividono in due categorie di funzione (aspirante o filtrante) e due categorie di stile (standard o decorative).

Caratteristiche tecniche delle cappe: differenze tra aspirante e filtrante

La scelta tra cappa aspirante e cappa filtrante è determinata dall’uso o meno della canna fumaria. Alcune cappe aspiranti possono diventare “filtranti” grazie all’adattamento con un kit di conversione.

La cappa aspirante è collegata a un condotto di scarico e ad una ventola per favorire il ricambio e ricircolo dell’aria. La canna serve per convogliare verso l’esterno dell’abitazione i vapori e gli odori dei cibi in cottura. Il filtro in metallo serve per catturare le particelle di grasso e intrappolarle all’interno. Il filtro è facilmente rimovibile e lavabile anche in lavastoviglie. La pulizia del filtro è importante per garantire il buon funzionamento di cattura degli odori e del grasso. Per il funzionamento ottimale di una cappa aspirante, la canna deve essere corta e collocata dritta sopra la cucina e la stanza dovrà essere ben esposta e arieggiata. Le cappe aspiranti sono tra i modelli più efficaci, ma richiedono un intervento tecnico importante per l’installazione, appunto, della canna fumaria. L’installazione della canna fumaria non è, però, sempre possibile, soprattutto nei condomini perché deve essere sottoposta a delibera condominiale per i lavori importanti che si richiede su tutto lo stabile.

La cappa filtrante è la versione più semplice e diffusa e funziona con il semplice collegamento alla presa elettrica. La differenza con la cappa aspirante è che non convoglia verso l’esterno gli odori, i fumi e i grassi, bensì li “trattiene” e li cattura tramite il ricircolo dell’aria all’interno della cappa dotata di filtri che necessitano di essere regolarmente sostituiti e/o puliti.

Il filtro per la cattura del grasso è in metallo ed è lavabile in lavastoviglie oppure in carta – molto raramente – che necessita la sostituzione ogni mese. Il filtro per la cattura degli odori è a carboni attivi e dopo due anni deve essere sostituito, ma dopo la prima sostituzione, va sostituito ogni 6 mesi. I vapori, invece, non sono “eliminati” durante la cottura e per evitare la condensa è consigliabile scegliere modelli dotati anche di ventola. Il vantaggio della cappa filtrante è la facilità di installazione, ma il suo svantaggio è l’onerosità nel sostituire periodicamente i filtri.

Come si sceglie la cappa

Una volta scelto il tipo di cappa da adottare, bisogna saper calcolare le dimensioni e la portata giusta. Per calcolare in metri cubi, la portata di una cappa di aspirazione occorre moltiplicare il volume della stanza per 12. Per esempio, una cucina di 20 mq e con altezza di 2,80 metri, il calcolo è: 20X2,80X12 = 672. Significa che la cappa ha una capacità di aspirazione minima pari a 672 metri cubi l’ora. Lo stesso calcolo si applica se la cucina è all’interno di un ambiente unico con soggiorno, prendendo in considerazione tutta l’area. Per esempio, in una stanza di 30 mq, il calcolo della portata aspirante è: 30 X h della stanza X 12 (30 X 2,50 X 12 = 900). Altro elemento da valutare nella scelta della cappa è la rumorosità. Le cappe moderne emettono un suono di intensità pari a 33 dB alla velocità minima e 50 dB alla velocità massima.

Investimenti immobiliari: comprare una seconda casa a Torino conviene?

Oggi molte persone stanno riflettendo sulla possibilità di investire nel settore immobiliare. Dopo la crisi portata dalla pandemia, infatti, oramai si parla di un mercato in piena ripresa (anche se soggetto comunque ad una serie di saliscendi). L’acquisto di una seconda casa, da mettere a frutto con gli affitti, rappresenta dunque un’ottima opportunità. E non si parla soltanto delle località balneari, perché anche metropoli come Torino presentano delle occasioni davvero preziose, per chi ha un determinato budget da spendere (e non solo).

Perché comprare una seconda casa a Torino?

Innanzitutto, perché Torino è una delle città più importanti d’Italia: ospita molte aziende con sede in loco, oltre a numerose università e attrazioni culturali e artistiche. Ciò significa che la domanda di abitazioni non diminuirà mai in modo significativo, rappresentando dunque un porto sicuro per tutti coloro in possesso di un immobile da affittare. Inoltre, a Torino, i valori degli immobili tendono a rimanere stabili nel tempo, dunque anche in questo caso si tratta di un evidente vantaggio per gli investitori.

Come comprare casa a Torino con poca liquidità?

Come anticipato poco sopra, è possibile comprare una seconda casa a Torino anche se si parte da una liquidità scarsa. Per fare un esempio concreto, si possono trovare qui le informazioni per l’apertura di un secondo mutuo: una soluzione valida se, ad esempio, si è già impegnati nel pagamento del mutuo per la prima casa, ma non si vuole rinunciare alla possibilità di investire in un secondo immobile. Naturalmente bisogna rispettare determinati requisiti, e l’istituto di credito dovrà effettuare la consueta istruttoria, prima di approvare o meno la richiesta.

Dove comprare la seconda casa a Torino?

Ovviamente Torino centro rappresenta l’opzione più sicura in termini di investimento, anche se i prezzi delle case sono superiori rispetto alle zone periferiche. Una delle aree torinesi in assoluto più interessanti è Gran Madre: questa zona si trova infatti vicina all’Università (Palazzo Nuovo), dunque diventa molto ricercata, soprattutto dagli studenti a caccia di affitti brevi. Inoltre, Gran Madre può godere di un’ottima movida, di conseguenza piacerà ai giovani anche per questo motivo.

 

Altre zone particolarmente interessanti, nell’ottica dell’acquisto di una seconda casa a Torino, sono San Donato e CIT Turin. San Donato è una zona residenziale, con immobili spesso dotati di giardini e aree verdi, ideali per chi vorrebbe evitare di vivere in un’area a intenso traffico. CIT Turin si trova appena fuori dal centro della città e, sebbene non sia in una posizione centralissima, offre comunque ottimi collegamenti con i mezzi pubblici. Inoltre, i prezzi sono più bassi rispetto a Gran Madre o San Donato, dunque conviene anche da un punto di vista economico.

 

Da non sottovalutare altre opzioni come Santa Rita, uno dei quartieri torinesi dove si vive meglio, e che può contare su un collocamento strategico. Non a caso, Santa Rita consente di raggiungere facilmente il centro città, ma al tempo stesso permette di vivere in una zona pacifica e tranquilla, lontana dal caos tipico del centro di Torino.

Quanti bagni chimici sono obbligatori in un cantiere: la legge

I bagni chimici in un cantiere edile sono obbligatori e funzionali ai fini del lavoro degli operai. Un operaio, se deve andare in bagno, infatti, non deve allontanarsi troppo dalla propria postazione. Se è costretto a farlo, perderà molto tempo e sarà anche meno produttivo. Per essere sicuri di avere dei wc portatili a norma nei cantieri (e non solo), nel 2012 è stata redatta la normativa europea UNI EN 16194. Mediante questa normativa, sono state stabilite delle tabelle che indicano quanti bagni chimici devono essere presenti in un cantiere edile. Per quanto riguarda, ad esempio, il noleggio bagni chimici Como, o, comunque, in generale, in un cantiere, c’è bisogno di avere un bagno biologico ogni 10 operai. Di conseguenza, il numero di bagni per 20 operai dovrà essere di due, per 30 operai, di tre. Se il cantiere si trova sviluppato su più piani, ogni due piani deve esserci un bagno.

Come devono essere fatti i bagni chimici in un cantiere

Secondo la normativa europea indicata precedentemente, il bagno chimico deve avere una superficie di un metro quadrato e due metri di altezza. Deve potersi bloccare correttamente dall’interno, ma in caso di emergenza deve essere sbloccato dall’esterno. Quando la porta è ben chiusa, non deve essere possibile vedere cosa c’è dentro dall’esterno e deve esserci un opportuno segnale di “occupato” o “libero” (generalmente un bollino rosso e uno verde). L’area deve essere ben ventilata e poi va valutata la presenza di altri accessori come lavabi, orinatoi o gel igienizzante o distributori di sapone. Anche la carta igienica deve essere sempre presente. Ogni wc chimico deve trovarsi a un massimo di 100 metri rispetto al luogo in cui i lavoratori svolgono la loro mansione. Pulire ogni 100 utilizzi circa o comunque ogni turno di 8 ore. Nei cantieri la gestione dei servizi igienici mobili è a carico del datore di lavoro, che in caso di mancato rispetto può incorrere in sanzioni da 500 a 2.000 euro.

Quanto costa noleggiare un bagno chimico a Como

Per quanto riguarda invece i prezzi del noleggio bagni chimici, variano in base a più fattori. Quando si richiede un preventivo a una ditta, infatti, vengono chiesti dei quesiti specifici ai quali rispondere. C’è infatti bisogno di comunicare il numero di bagni chimici dei quali si ha bisogno, la tipologia (se si ha necessità anche di uno o più bagni per disabili o di bagni con dimensioni diversi o personalizzati) e il tempo necessario per il noleggio (giorni, settimana, mesi). L’azienda calcolerà così il prezzo finale e sarà possibile valutare la proposta. Una ditta specializzata prenderà in carico il progetto dalla fase iniziale, fino a quella finale. Si occuperà infatti di studiare la zona nella quale saranno posizionate le toilette portatili e poi si occuperà dell’installazione vera e propria. La ditta, generalmente, si fa anche carico della manutenzione ordinaria e della sanificazione (che va fatta almeno una volta dopo un turno di otto ore). Quando il periodo di noleggio sarà finito, l’azienda si occuperà anche di smantellare i bagni e di rimuoverli dalla zona.