Emorroidi: cosa fare quando diventano un problema?

Negli ultimi anni si sente parlare spesso di patologia emorroidaria, che apporta ai soggetti affetti non pochi disagi. Infatti, rispetto al passato, in cui questo disturbo era considerato motivo di vergogna e di disagio, oggi si è capita l’importanza di una diagnosi precoce, che deve essere attuata da un medico o da uno specialista (proctologo).

Ad essere colpiti maggiormente sono soprattutto gli uomini di mezza età (tra i 45 ed i 65 anni), ma non sono esenti nemmeno le donne, soprattutto durante la gravidanza ed il parto. Le emorroidi sono dei cuscinetti vascolari, che si ritrovano nel canale anale e sono deputati alla continenza delle feci. Di fatto, queste strutture si possono classificare in emorroidi interne ed esterne, in base al rapporto con l’immaginaria linea dentata, che si trova a circa 2 centimetri dal margine anale e divide il canale anale in due parti.

La parte superiore, che è caratterizzata da mucosa colonnare, ha una sensibilità dolorifica modesta, mentre quella inferiore è rivestita da epitelio squamoso, estremamente sensibile. Le emorroidi che si trovano sopra la linea appena descritta vengono dette interne, mentre le altre, posizionate al di sotto, sono dette esterne.

Come viene formulata la diagnosi?

Le emorroidi sono presenti in ciascun individuo, ma vengono definite patologia, quando risultano sintomatiche. Di fatto, esiste una vera e propria classificazione al riguardo. Si parla, infatti, di emorroidi di I grado, quando risultano sanguinanti, ma non prolassate, di emorroidi di II grado, quando si assiste alla fuoriuscita sottosforzo, ma anche al ritorno in sede.

Tuttavia, esistono anche le emorroidi di III grado, quando si verifica il prolasso sottosforzo ed è necessaria la riduzione manuale, e le emorroidi di IV grado, quando il prolasso non è riducibile e compaiono segni di strangolamento o trombosi. Come viene fatta la diagnosi? Ovviamente, il medico deve tenere conto della storia clinica del paziente ed accertare la presenza o meno di sanguinamento e di muco in corrispondenza dell’ano.

Inoltre, importante è anche l’anamnesi familiare, in modo da capire se il disturbo è di tipo ereditario. Durante la prima visita, di norma, lo specialista effettua l’ispezione e la palpazione dell’ano, l’esplorazione digitale dell’ano-retto e la proctoscopia. In alcuni casi viene aggiunta anche la rettoscopia. A seconda dell’esito della visita e dell’età del paziente saranno previste o meno altre indagini strumentali. Ma come è possibile risolvere il problema delle emorroidi? Scopriamolo insieme.

Terapie: come è possibile contrastare le emorroidi?

La terapia da adottare, come si può immaginare, dipende dai sintomi e dal tipo di patologia emorroidaria manifestata dal paziente. Di norma, l’approccio conservativo è efficace nella maggior parte dei soggetti affetti da emorroidi di I e II grado, mentre in quelli con emorroidi di III grado si verificano spesso recidive. Nei casi più lievi, tendenzialmente, vengono fornite indicazioni relative allo stile di vita da adottare, come assumere 2 litri di acqua al giorno, alimentazione ricca di fibre, corretta igiene anale e poco sforzo fisico.

A ciò può essere aggiunto anche un trattamento farmacologico specifico. In commercio si trovano numerose preparazioni ad uso locale a base di anestetici e cortisonici. In caso di fallimento dei provvedimenti elencati è necessario puntare a trattamenti alternativi o addirittura chirurgici.