Alle accuse di aggressività del prof, l’alunno risponde prendendolo a pugni in faccia

L’accaduto risale a martedì, quando nella succursale dell’istituto agrario “Carlo Ubertini” a Chivasso nel torinese, un alunno ha picchiato l’insegnante di sostengo. La notizia riporta in prima pagina i casi di abusi sugli insegnanti, i quali sono sempre più abbandonati a fare il lavoro più difficile del mondo: crescere i ragazzi. Tra fondi tagliati, istituti che cadono a pezzi, organico sottostimato e così via, purtroppo, questi casi sono abbastanza frequenti, ma è giusto darne sempre notizia, andando anche ad indagarne le cause.

Lo sconcertante accaduto

Il professore di sostegno aveva convocato i genitori dell’alunno della prima classe per parlare dei suoi problemi di aggressività. Il giovane insegnante, 25 anni, era intervenuto giusto qualche giorno prima per salvare un altro ragazzo preso di mira dal quindicenne aggressivo. Frequentatore di una locale palestra di kickboxing, l’alunno sembra molto più grande e non è il primo episodio di violenza ingiustificata verso i compagni di scuola.

Per tale motivo, l’insegnante aveva ritenuto doveroso un faccia a faccia con i genitori. Mentre il colloquio era in corso, il ragazzo si è sentito dire dal prof “Sei troppo aggressivo “ e la risposta è stata un bel pungo in faccia all’insegnante, proprio sotto gli occhi degli attoniti genitori.

Il prof è uscito dall’aula frastornato e poi si è accasciato a terra nel corridoio. Prendendo i sensi, il prof ha colpito con la testa lo stipite della porta dell’aula insegnanti. Mente giungevano i primi soccorsi da parte dei colleghi, i genitori erano intenti a placare, seppur a fatica, il figlio.

L’epilogo

Il prof  è stato immediatamente portato in ospedale dove è stato ricoverato con una prognosi di almeno 2 settimane. Per quanto riguarda il giovane 15enne, il consiglio di istituto si riunisce oggi per i dovuti provvedimenti. Già nei giorni passati si ipotizzava una lunga sospensione e, probabilmente, si procederà in tale senso.

L’analisi del fenomeno

È un fenomeno che si è visto un po’ tutta la penisola da nord a sud, sia in regione ricche e ben gestite che in quelle che non lo sono. È quindi evidente che il problema non è legato unicamente alle scuole più disagiate, ma trasversale tra gli adolescenti e i ragazzi di oggi. Come al solito, serve comunicazione ed educazione per sensibilizzare i i giovani protagonisti su certi temi, compiti assegnati da sempre alla scuola, ma se è essa stessa la prima vittima, come uscirne? In un Paese dove le priorità del governo sembrano esser tutt’altro che istruzione e cultura, lasciando la scuole e i suoi insegnanti abbandonati a sé stessi, questi fatti sono destinati a crescere.

Un ultimo commento lo merita la decisione della sospensione. In tantissimi psicologhi e pedagogisti si interrogano sull’effettiva validità ed efficacia di tale punizione. Sarebbe opportuno studiare altre forme per punire i ragazzi ed educarli al rispetto delle regole e dell’autorità, pagandone le conseguenze.